#25M. La festa dei Trattati di Roma vista dal centro di identificazione i cui sono stati sequestrati 160 manifestanti per colpa di un pezzo di formaggio piemontese (e del coltellino per tagliarlo)
di Checchino Antonini
Se otto ore vi sembran poche. Ai bordi di Roma, quartiere Tor Sapienza, il palazzone giallo dell’ufficio immigrati della questura per otto ore ha ingoiato centossessanta manifestanti incappati nei posti di blocco, seguiti dalle rispettive digos fin dalla partenza. Dalla Val Susa, da Vicenza, Pisa, Torino, Foggia. Tre pullman e alcune macchine. Inoppugnabili prove: un coltellino infilato nella toma, il formaggio tipico delle valli piemontesi. E poi: felpe col cappuccio, una maschera da verniciatore e pare sciarpe. Su uno dei pullman, lo striscione che doveva aprire il corteo di Eurostop: “Contro l’Unione Europea, confini e nazionalismi”. Sequestrato con i 160 corpi di reato per otto ore. Era ormai buio quando sono usciti i pullman, scortati da mezzi di polizia, carabinieri e finanza, avvolti dall’appaluso di una piccola folla di compagni, amici e da una delegazione che aveva lasciato il corteo Eurostop mentre sfilava nel quartiere di Testaccio. C’era l’eurodeputata Eleonora Forenza (Prc), Nicoletta Dosio, No tav come i sequestrati ma giunta in treno nella Capitale blindata. E poi una legale di movimento e Guido Lutrario dell’esecutivo nazionale di Usb, più alcuni attivisti di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa. Perché impedire di manifestare non è altro che un abuso in divisa anche se ordinato tassativamente da qualcuno con la tessera del Pd nel portafogli. Il partito che ha inventato tutto: la precarietà, i lager per migranti, le “riforme” di scuola e pensioni, la guerra, il jobs act, le grandi opere e il berlusconismo dietro cui nascondere le proprie mani sporche di sangue. Il Viminale ha creduto così di disarticolare gli spezzoni di movimento più refrattari alle retoriche vigenti.
A una quindicina di chilometri, alla Bocca della verità, le forze dell’ordine hanno cercato di costruire il pretesto per caricare il corteo, lo spezzano in due, provando a cacciare i movimenti di lotta per la casa in un vicolo cieco dove organizzare delle forche caudine. Le radio gracchiano che grazie all’intelligence non è successo niente dopo che le medesime radio e televisioni s’erano fatte megafono di veline per giorni e seminare il terrore sulla calata dei balck bloc. La prefettura ha bombardato invano di telefonate i leader delle Ong come Amnesty o Intersos per convincerli a cancellare il loro evento a Castel S.Angelo. I negozianti sono stati convinti, alcuni costretti, a sprangare le botteghe nelle vicinanze del percorso. Roma sembrava la città deserta delle ferie agostane degli anni sessanta. Intanto, dentro il palazzone di vetro e cemento, le operazioni procedevano a rilento. Le agenzie parlano di ritrovamento di mazze di cui qui dentro nessuno sa nulla. L’obiettivo era quello di impedire di manifestare, di coprire – con la retorica dell’ordine pubblico – il voltastomaco che l’Unione Europea desta nella stragrande maggioranza dei lavoratori e dei ceti più poveri di questo paese. Grottesca e spudorata la propaganda murale che infesta la metropolitana: Europa diventa l’acronimo di Eguaglianza, Unità, Rispetto, Opportunità, Progresso, Accoglienza. Proprio tutto quello che l’impianto mercantilista ha cancellato. Spudorate le parole del premier Gentiloni che chiede all’Europa più coraggio ma dimentica di ricordare che lui e il suo partito hanno proposto e imposto ciascuna delle porcherie che “ce lo chiede l’Europa”.
All’arrivo della delegazione, dai corridoi dove ogni giorno vengono umiliati centinaia di migranti, i manifestanti sequestrati escono in corteo, dietro lo striscione che doveva aprire il corteo, e raccontano lo stillicidio delle procedure che va avanti da mezzogiorno. Eleonora Forenza si arrampica sulla rete, si urla, volano slogan ma il muro di gomma della polizia di stato si sgonfierà solo alle 20. Non prima di aver emesso sei fogli di via della durata di tre anni e almeno una ventina di “solo” un anno. Il ministro di polizia, Minniti, ex segretario del Pci di Gioia Tauro, poi uomo di D’Alema, si sta caratterizzando per la sua allergia al diritto di manifestare e per il “pacchetto” sicurezza che ricorda le poor law inglesi della fine del settecento. Da un’altra parte del centro di fascisti hanno bruciato in via dei Fori la bandiera dell’Ue, all’Esquilino sfilavano facendo il saluto romano, minacciando un migrante nero sotto gli occhi di agenti, molti dei quali potrebbero avere suonerie che trillano Faccetta nera e profili fb pieni di fake news a sfondo razzista. D’altronde al Viminale, uno dei loro capi ha messo nero su bianco che Casapound è una sorta di confraternita benefica. E’ solo l’inizio.
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