Nell’esposto si chiede di condurre «indagini accurate in relazione anche alle possibili responsabilità penali delle autorità italiane, il cui operato suscita inquietanti interrogativi», in quanto quelle autorità avevano «ricevuto comunicazione in merito alla presenza dell’imbarcazione diretta verso le coste italiane quasi 24 ore prima del disastro».
Le associazioni, infine, rinnovano il loro appello all’Italia e all’Europa: per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo. E’ questo, infatti, uno dei punti dell’appello di sabato 11 marzo dove a Cutro si terrà la manifestazione nazionale «Fermiamo la strage subito!», promossa dalla Rete 26 febbraio alla quale stanno aderendo un ampio arcipelago di organizzazioni e realtà sociali.
I fatti messi in fila
L’esposto metta in fila i fatti, partendo dalla ricostruzione pubblica fatta dall’Agenzia Frontex, la quale ha reso noto che “nelle ultime ore di sabato, un aereo di Frontex che monitorava l’area di ricerca e soccorso italiana nell’ambito dell’operazione congiunta Themis ha avvistato un’imbarcazione diretta verso la costa italiana. Una persona risultava visibile sul ponte. La barca navigava in autonomia e non c’erano segni di distress. Tuttavia, le termocamere a bordo dell’aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che potessero esserci persone sotto il ponte. Tale circostanza ha determinato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex. Come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato dell’avvistamento il Centro di Coordinamento Internazionale dell’operazione Themis e le altre autorità italiane competenti, fornendo la posizione dell’imbarcazione, le immagini all’infrarosso, la rotta e la velocità. Il nostro aereo ha continuato a monitorare l’area fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante. Le autorità italiane coinvolte hanno inviato due motovedette per intercettare la nave; tuttavia le avverse condizioni meteorologiche li hanno costretti a rientrare in porto. L’operazione di soccorso è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo la localizzazione del naufragio al largo di Crotone. L’operazione di soccorso, coordinata dalle competenti autorità italiane, è stata condotta a terra, in mare e in aereo e supportata da mezzi navali e aerei di Frontex”.
Inoltre, “l’Ufficio stampa di Frontex ha in seguito precisato, in un ulteriore comunicato, che la barca avvistata era fortemente sovraffollata (heavily overcrowded), che trasportava circa 200 persone e che tutte le autorità italiane erano state immediatamente avvisate dell’avvistamento.
L’informazione era stata veicolata altresì alla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, che tuttavia non assumeva alcuna iniziativa a riguardo (cfr. comunicato stampa del Comando generale delle Capitanerie di Porto)”.
Nel documento si ricorda come le “sole attività di ricerca in mare” siano state intraprese unicamente da due mezzi della Guardia di Finanza: la vedetta V.5006 e il pattugliatore veloce “Barbarisi”. Che però dopo un “breve lasso di tempo e senza esito” interrompono le attività a causa “a quanto divulgato” di “condizioni meteomarine sfavorevoli”.
“Che le condizioni meteomarine fossero tali – prosegue l’esposto – da impedire la prosecuzione delle ricerche e degli eventuali soccorsi, tuttavia, è circostanza che può ragionevolmente essere esclusa: autorevoli voci, al contrario, hanno ritenuto l’intervento di soccorso possibile, oltre che doveroso ribadendo che tutte le persone a bordo avrebbero potuto essere salvate e la strage del 26 febbraio evitata se la macchina dei soccorsi avesse funzionato correttamente. Si noti che la nave, se raggiunta, avrebbe potuto essere accompagnata e scortata convenientemente in modo da impedire che affondasse in una secca sabbiosa, evitando il naufragio. Laddove le condizioni del mare fossero state proibitive, così come sostenuto nei comunicati della Guardia di Finanza, l’attività di pesca in mare sarebbe stata del tutto impraticabile.
Significative, in tal senso, appaiono le dichiarazioni rese sulla stampa dal comandante della Guardia Costiera di Crotone, C.V. Vittorio Aloi, il quale ha testualmente dichiarato “quel giorno c’era mare forza quattro, non sei o 7. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con forza 8”.
Le dichiarazioni del comandante Aloi risultano pienamente confermate dai bollettini meteo della notte del 26, che in effetti in prossimità delle coste di Crotone, segnalano onde di altezza 2.1.”
Ma prima di questo passaggio il vero punto da chiarire è perché il Centro di coordinamento dei soccorsi, “pur informato da Frontex”, non abbia voluto assumere il coordinamento e inviare “assetti navali e aerei al fine di approfondire il quadro e valutare l’esigenza del soccorso”. Sapeva del resto che ci fosse un “numeroso carico umano sottocoperta e apparentemente privo di dispositivi di protezione individuale”.
“Al momento della segnalazione di Frontex sussistevano tutti i presupposti per ‘dubitare della sicurezza delle persone a bordo’ in ragione della ‘mancanza di informazioni o alle eventuali difficoltà in cui potrebbero versare”.
Peraltro il Centro di coordinamento dell’attività di soccorso di Roma aveva lanciato un messaggio Inmarsat legato a un evento Sar n. 384 a seguito di un segnale di mayday per un possibile natante in distress.
Non si può escludere che l’avvistamento di Frontex “riguardasse la medesima imbarcazione”. Eppure, si precisa nell’esposto “a dispetto dei precetti del Piano Sar, dei dati esperienziali e di ogni logica di buon senso, soltanto a naufragio avvenuto la Centrale operativa italiana per la ricerca e il soccorso in mare ebbe ad aprire l’evento Sar e a inviare due motovedette classe 300 da Crotone e Roccella Ionica e un elicottero AW 139 da Catania”.
La morte di oltre 70 persone poteva perciò essere evitata “se solo le operazioni di ricerca e soccorso fossero state intraprese con un adeguato impegno di risorse e mezzi nei momenti immediatamente successivi alla segnalazione di Frontex”. Rispettando quelle “procedure imposte dalla normativa nazionale e delle norme internazionali in tema di obbligatorietà dei soccorsi in mare”.
Invece quell’evento al centro della comunicazione di Frontex inviata a Guardia costiera e ministero dell’Interno fu classificato come un fatto di “immigrazione clandestina senza pericolo per i migranti”, ovvero un’operazione di polizia. Ecco spiegata l’attivazione della Guardia di Finanza (Raggruppamento operativo aereo navale).
Quella decisione fu “colposamente errata” e sarebbe “alla base dell’evento luttuoso”. Una scelta che “non ha messo in conto la tutela della vita e dell’incolumità dei migranti trasportati, tradendo gli obblighi che derivano dalle normative”. Cioè la Costituzione, il diritto del mare, l’obbligo consuetudinario “codificato e precisato in una serie di trattati internazionali ratificati dall’Italia”, la Convenzione Onu sul diritto del mare, la Convenzione Solas per la salvaguardia della vita umana in mare, la Convenzione Sar di Amburgo, la Convenzione Onu sull’assistenza.
“Numerose sono le fattispecie di reato che possono risultare integrate dai fatti”, specifica il documento. Tra questi c’è il delitto di naufragio, di omicidio (o in forma omissiva o a titolo di dolo eventuale, “qualora emerga che il mancato intervento derivi da un coefficiente di adesione psicologica all’evento da parte del responsabili”), di omissione di soccorso e di rifiuto di atti di ufficio, oltre alle fattispecie previste dal codice della navigazione e del codice penale militare di pace.
AOI – ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE
Associazione Contro gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.)
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.)
Associazione Clinica Legale per i Diritti Umani
Associazione Progetto Accoglienza,
ARCI
Borderline-Europe
Casa dei Diritti Sociali
CIAC
Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos
Legambiente Nazionale
Consorzio Italiano di Solidarietà – ufficio rifugiati ONLUS (ICS)
Emergency
Fondazione Gruppo Abele
Gruppo Lavoro Rifugiati
International Justice and Human Rights Centre
Legal Team Italia
Medici Senza Frontiere
Associazione Don Vincenzo Matrangolo
Rete Comunità Solidali
Open Arms Italia
Oxfam Italia
SOS MEDITERRANEE Italia
Progetto Mem.Med – Memoria Mediterranea
Mediterranea Saving Humans
PROGETTO DIRITTI
WatchTheMed Alarm Phone
Sea-Watch
Sea Eye
RESQ – PEOPLE SAVING PEOPLE
Diritti di Frontiera – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti
Fondazione Roberto Franceschi
A Buon Diritto
Confederazione Unione Sindacale di Base
Iuventa-crew
Louise Michel
Associazione Comunità Progetto Sud
Medici del Mondo Italia
Campagna LasciateCIEntrare
Melting Pot ODV
MoCi Cosenza
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
La Petite Bibliothèque
Fonte: meltingpot.org