ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Acad sostiene le vittime di abusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Nel mese di marzo 2020, a seguito della diffusione del virus SARS-Cov-2, in tutte le carceri italiane vengono sospesi i colloqui con i familiari ed i detenuti si sentono, se possibile, ancor di più in gabbia.
La paura del contagio e l’assenza di qualunque forma di tutela sanitaria motivano in brevissimo tempo proteste e rivolte nelle carceri di tutta Italia.
Il 5 aprile 2020 arriva la segnalazione di un caso di positività tra i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta e i detenuti chiedono dispositivi di protezione e distanziamento.
Ed invece, tra il 7 e l’8 aprile 2020 cominciano ad emergere inquietanti avvisaglie di violenze avvenute nel penitenziario a danno degli stessi detenuti. La situazione appare da subito molto grave, si parla di una vera e propria mattanza. Solo nel giugno 2021 piu di 100 agenti della Polizia Penitenziaria ed i vertici della Casa circondariale verranno accusati ufficialmente di torture e maltrattamenti nei confronti dei cittadini reclusi.
Acad, da sempre impegnata contro ogni abuso di potere, per l’ introduzione dei numeri identificativi per le forze dell’ordine e nell’iter di approvazione del reato di tortura, segue, monitora e sostiene i familiari e le vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine avvenuti nel Carcere di Santa Maria Capua Vetere durante l’emergenza da COVID-19.

Per info, leggi qui:

La nostra intervista:

APPELLO DI ACAD ONLUS SULLA SITUAZIONE DI RIVOLTA NELLE CARCERI ITALIANE

“Con la diffusione del nuovo coronavirus su tutto il territorio nazionale i detenuti chiedono misure alternative al carcere e un’amnistia con violente rivolte in tutto il paese.”
Le ultime 48 ore ad alta tensione su tutto il territorio nazionale hanno visto insorgere rivolte carcerarie in numerosi penitenziari italiani da nord a sud, qui una panoramica quasi completa  con l’aggiunta delle strutture di Prato e Firenze.
A oggi sono 9 i detenuti morti nel carcere di Modena, 2 dichiarati per overdose di metadone, 1 per overdose di benzodiazepine, 1 per infarto, gli altri detenuti sono morti durante il trasferimento ad Alessandria, Verona, Parma e Ascoli, infine altri tre detenuti sono morti in circostanze ancora da accertare durante la rivolta nel carcere di Rieti.
Tali circostanze si verificano sulla scia di una persistente ed endemica “emergenza” che caratterizza il sistema carcerario italiano tale da ritrovarsi costantemente nella carenza di sanità (mancanza di assistenza adeguata per malati e tossicodipendenti), nel sovraffollamento, nella carenza di servizi per bisogni primari.
Negli ultimi giorni, in pieno allarme Corona Virus, l’istituzione carceraria italiana ha poi deciso di prendere come provvedimenti anti contagio il taglio dei colloqui tra detenuti e familiari, la riduzione al minimo indispensabile di tutto il personale (volontari, psicologi, bibliotecari), la revoca delle ore d’aria e la riduzione, presso alcune strutture, della possibilità di usufruire delle docce.
Non stiamo parlando di restrizioni banali, stiamo parlando delle uniche, importantissime cose che tengono il detenuto ancora in contatto con la società esterna, dei legami con la vita al di fuori del carcere, ma non solo, anche di quei pochi aiuti e punti di riferimento che permettono di portare avanti dei percorsi atti a migliorare le condizioni di vita dei detenuti all’interno dell’area carcere.
Tutta questa serie di provvedimenti è stata presa informando malamente e sommariamente la popolazione detenuta sui rischi e sulle procedure da adottare accrescendo la preoccupazione dei contagi interni, così facendo si è generata la protesta di chi sta “dentro” e rivendica il legittimo dritto alla vita come chi sta “fuori”, ma anche all’esterno la protesta di amici familiari e attivisti è viva e si fa sentire, così come la repressione ai loro danni.
Indulto, amnistia, domiciliari, misure alternative al carcere: queste le grida di rivendicazione nelle rivolte di questi giorni.
Delle persone decedute si sa poco e niente, ad ora si conoscono solamente 3 dei nomi fra coloro che hanno perso la vita durante fatti, ancora tutti da chiarire, ancora una volta il carcere si conferma l’emblema di ogni repressione, abuso e sopruso. “Sarebbero tutti tunisini, tossicodipendenti, che hanno approfittato della rivolta per assaltare l’infermeria e fare razzia di farmaci assumendo dosi letali di metadone” questa la versione ufficiale, che non possiamo assolutamente accettare alla luce dei decessi sospetti e dei tentati suicidi che ogni giorno caratterizzano la realtà carceraria.
Intanto sono state aperte due inchieste dalla procura di Modena. Un fascicolo per omicidio colposo che riguarda i primi tre decessi, l’altro invece per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, violenza privata e tentata evasione ai danni dei tenuti stessi.
Chiediamo a gran voce chiarezza sui fatti che hanno portato alla morte 12 persone, chiediamo tutti i nomi di chi ha perso la vita, chiediamo le immediate dimissioni del ministro Bonafede, evanescente impreparato ed assente. Ci uniamo alla voce dei detenuti in lotta, e chiediamo che venga avviato un percorso legislativo serio per arrivare all’ amnistia e all’indulto.
Nell’immediato chiediamo provvedimenti tempestivi e seri che permettano misure alternative al carcere, chiediamo la disposizione di misure domiciliari e/o di sospensione pena per i detenuti in semi-libertà, per gli anziani, i malati, chiediamo misure domiciliari per tutti i detenuti con pena inferiore ai 5 anni.
Esprimendo solidarietà e vicinanza ai detenuti e alle famiglie colpite, facciamo appello ai familiari delle vittime e ai loro avvocati affinché si possa intraprendere una lotta unitaria contro gli insabbiamenti che sistematicamente vengono messi in scena per coprire gli atroci abusi commessi, una lotta comune per la verità sulle morti di Modena e Rieti e mettiamo a disposizione i nostri aiuti medico-legali.
E’ urgente, umano, necessario.

Acad-Onlus

Pesaro: Presentazione del Vademecum Legale contro gli Abusi in Divisa

Il 1 febbraio 2020 alle 19.00 lo Spazio Popolare Anna Cambell ospita ACAD e presentiamo VLAD, il vademecum a cura di Alterego – Fabbrica dei diritti
e Acad – Associazione contro gli abusi in divisa.
Un lavoro, il Vademecum, costruito congiuntamente, che racconta dei diritti che ogni cittadino ha quando incontra le Forze di Pubblica Sicurezza e dei doveri che queste ultime DEVONO rispettare.
Un lavoro che nasce dal basso, dai racconti e dalle esperienze di tutti e che speriamo possa dare un piccolo contributo a tutte e tutti in un periodo storico sempre più cupo.
Quali sono i tuoi diritti durante una perquisizione? Cos’è il Daspo? Per chi può essere disposto il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Se ti ferma un agente in borghese hai diritto di chiedergli di mostrarti il suo tesserino? E se fai opposizione passiva sei perseguibile per il reato di resistenza a pubblico ufficiale? A queste e a molte altre domande risponderemo.
Seguirà una cena preparata da ” Cucina rEsistente ” con menù vegetariano.

Diritti per tutti e tutte!

È indubbio, viviamo in un momento di restrizione dei diritti su tutti i fronti, sia contro i movimenti sociali e le forme di contestazione (spesso utilizzando strumenti sperimentati per l’ordine pubblico negli stadi), sia nei confronti delle classi sociali più deboli.
Sono questi alcuni dei risultati dell’applicazione dei decreti in materia di sicurezza e immigrazione, promossi prima da Minniti e poi da Salvini: da un lato il contrasto delle forme di dissenso con misure e pene spropositate, dall’altro la continua negazione dei diritti verso marginali e migranti, il tutto in nome della sicurezza e del decoro.
Pensando di aver toccato il fondo con l’abolizione della prescrizione, arrivano invece proposte come l’estensione di misure “ordine e disciplina” anche per il web o come l’apertura di centri per il rimpatrio in tutte le regioni. Al contrario, noi siamo convinti che i decreti Minniti e Salvini siano da abrogare completamente e che i diritti vadano estesi, anziché ridotti a privilegio di pochi.
Ne parliamo con:
• Luca Pisapia (Scrittore e giornalista)
• Mario Di Vito (Scrittore e giornalista)
• ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
Inizio ore 18:00.
A seguire aperitivo.

CE L’ABBIAMO FATTA!

Tutti iscritti nel registro degli indagati per OMICIDIO COLPOSO (reato 589 c.p.) i 5 poliziotti, il medico e l’infermiera intervenuti su ARAFET ARFAOUI quel maledetto 17 gennaio 2019 che lo portò alla morte.
È stata accettata la richiesta d’opposizione contro l’archiviazione della morte di ARAFET!
La morte di Arafet avrà altre indagini “suppletive necessarie”.
La dettagliatissima ordinanza del Giudice Mancuso, che tiene conto di tutte le specifiche dell’Avv. Giovanni Conticelli dispone in sintesi:
” I predetti accertamenti dovranno essere compiuti previa iscrizione nel registro degli indagati di tutti i poliziotti intervenuti e dei due sanitari citati, al fine di garantire la loro partecipazione agli ulteriori accertamenti che il P.M. vorrà svolgere.
ln conclusione, si indicano all’organo inquirente i seguenti temi d’indagine:
[…] voglia la pubblica accusa disporre un maggior approfondimento in ordine all’individuazione della causa della morte di Arfaoui Arafet che tenga conto dell’incidenza causale che può aver rivestito nel suo determinismo il mantenimento dello stesso in posizione prona per circa quindici minuti, ammanettato alle mani e legato alle gambe, e tenuto fermo da tre poliziotti; in particolare dovrà accertarsi se le specifiche circostanze di fatto (posizione nella quale Arfaoui Arafet è stato tenuto e stato di agitazione nel quale versava, assunzione di cocaina e alcol) sopra descritte possano aver determinato la morte per una carenza di ossigeno rispetto al fabbisogno cardiaco”
Il Giudice, accogliendo integralmente tutte le richieste di indagini suppletive proposte dalla difesa con l’atto di opposizione all’archiviazione, ha quindi disposto il compimento di ulteriori indagini relative alle perizie medico legali, all’utilizzo della corda con la quale sono state legate le gambe ad Arafet da parte dei due agenti di Polizia intervenuti per primi e alla condotta dei cinque poliziotti e del medico e dell’infermiere del 118.
“Indica al Pubblico Ministero il compimento delle indagini suddette nel termine di mesi sei dalla comunicazione della presente ordinanza.”
Il GRAZIE più infinito va all’Avvocato Giovanni Conticelli e al Medico Legale Valentina Bugelli che hanno fatto un lavoro davvero straordinario per la verità, GRAZIE per l’impegno, la professionalità, la dedizione, le competenze, lo studio meticoloso, il cuore e l’anima che hanno messo per portare alla moglie di Arafet e alla collettività tutta questo primo vitale risultato di verità e giustizia che rimarrà inciso nella difficilissima lotta agli abusi come un’ importantissima piccola grande gioia.
È solo l’inizio, ma è un grande inizio, una conquista fondamentale che va a scalfire quel muro di impunità troppo spesso invalicabile.
Grazie ai tanti che hanno contribuito a questa battaglia, grazie a chi continuerà a farlo.
L’importanza della lotta collettiva agli abusi è scolpita nelle parole della moglie ” GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, Senza di voi Arafet l’avrebbero fatto morire per droga”.
A futura memoria.
VERITÀ PER ARAFET E PER TUTTI GLI ALTRI.
Acad-Onlus

AGGIORNAMENTO DALL’UDIENZA PER L’OPPOSIZIONE ALL’ARCHIVIAZIONE DELLA MORTE DI ARAFET ARFAOUI

Si è da poco conclusa l’udienza a porte chiuse davanti al Giudice per le indagini preliminari Mancuso.
Insieme alla moglie di Arafet, l’avvocato Giovanni Conticelli ha esposto per oltre un’ora la dettagliatissima relazione di opposizione accompagnata da documentazioni audio e video dei momenti che hanno preceduto la morte.
La difesa di Arafet ha concluso chiedendo nuove indagini e ulteriori approfondimenti medico legali necessari a far chiarezza su questa morte gravissima nelle mani delle forze dell’ordine.
il gip si è riservato di decidere e la risposta è attesa nei prossimi giorni.
Abbiamo abbracciato la moglie per i tanti solidali che in questi giorni c’hanno chiesto di farlo.
VERITÀ PER ARAFET.
LA MORTE NON SI ARCHIVIA!
Acad-Onlus