Aggiornamento processo Traore
Dopo una serie di rinvii si è finalmente tenuta oggi a Palmi la prima udienza del processo per la morte di Sekine Traore, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere l’8 giugno 2016 nella Tendopoli di San Ferdinando. Oggi è stata avanzata richiesta di costituzione di parte civile per fratello, sorella e un cugino di Sekine. La difesa dell’imputato si è opposta sollevando una serie di questioni, mentre ha chiesto l’estromissione di ACAD, già parte civile, sulla base dell’assenza di interesse dell’associazione.Dopo la replica dei difensori delle parti civili, il giudice si è riservato su tutte le questioni e ha rinviato il processo all’udienza del 11.09.20.
Con Sekine nel cuore
Aggiornamento processo Traore da Palmi
Il processo è stato rinviato al 16.01.2019 a causa dello sciopero degli avvocati indetto dall’Unione delle Camere Penali Italiane per protestare contro la mancata attuazione della riforma penitenziaria.
ACAD ha garantito la sua presenza fuori e dentro il Tribunale chiedendo ancora, insieme alle realtà solidali, verità e giustizia per Sekine!
Dal corteo del primo maggio rilanciamo il presidio per Sekine Traore
Oggi siamo stati in strada a Reggio Calabria insieme ai braccianti della piana di Gioia Tauro ed alle/agli abitanti della Tendopoli di San Ferdinando.
La stessa Tendopoli dove nel 2016 un carabinieri ha ucciso Sekine Traore e dove questo inverno un incendio doloso ha ucciso Becky Moses.
Domani alle 9 a Palmi è prevista la prima udienza del processo con imputato il carabiniere che ha sparato Sekine.
Noi saremo li.
Processo Traore: il 2 maggio la prima udienza a Palmi
Mercoledì 2 maggio, presso il Tribunale di Palmi, inizierà il processo per l’omicidio di Sekine Traorè, ucciso l’8 giugno 2016 nella Tendopoli di San Ferdinando, nel corso di un intervento dei Carabinieri. In quell’occasione, dopo una lite nella tenda adibita a bar, alcuni migranti avevano richiesto un intervento dei carabinieri per tranquillizzare un ragazzo.
Arrivarono sul posto 3 diverse pattuglie, 2 dei carabinieri ed una della polizia, per un totale di 6 agenti.
Nonostante la palese superiorità numerica (6 contro 1) Sekine venne ucciso con un colpo di pistola all’addome sparato da un carabiniere.
Dopo il rinvio a giudizio del carabiniere per eccesso colposo di legittima difesa, disposto un seguito all’udienza preliminare del 30 novembre scorso, mercoledì 2 maggio si terrà la prima udienza davanti al tribunale in composizione monocratica.
Il processo ha visto anche il riconoscimento di ACAD come parte civile.
Per mercoledì 2 maggio dunque saremo davanti al tribunale di Palmi per pretendere ancora verità e giustizia per Sekine Traore e per tutte le vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine.
Sekine era un bracciante agricolo che aveva lasciato il suo paese in cerca di un futuro e che è finito ammazzato da un carabiniere in un ghetto di stato.
Per questi motivi il primo maggio saremo in piazza a Reggio Calabria insieme ai braccianti delle campagne del Sud e per le stesse ragioni ci appelliamo a tutte le realtà sensibili al tema e a tutte le realtà che operano nella piana al fianco dei braccianti, a partecipare al presidio previsto per le ore 9 del 2 maggio davanti al Tribunale di Palmi, in contemporanea alla prima udienza del processo.
ACAD – Associazione Contro gli Abusi in Divisa ONLUS
Adesioni (in aggiornamento):
Sportello Legale Autogestito – Lamezia Terme
Progetto Diritti
CoSMi (Comitato Solidarietà Migranti) – Reggio Calabria
CSC Nuvola Rossa – Villa San Giovanni
Campagna LasciateCIEntrare
La Kasbah – Cosenza
Potere al Popolo! – Calabria
Coordinamento Lavoratori Agricoli USB
Confederazione USB – Calabria
SOS Rosarno
Collettivo Autogestito Casarossa40 – Lamezia Terme
Associazione Culturale Cotroneinforma – Cotronei
Fuorimercato, autogestione in movimento
Diritti a Sud – Nardò
Sfruttazero
Sparò a migrante, rivista l’accusa
Reggio Calabria. Sekine Traorè venne ucciso a San Ferdinando dal colpo sparato da un carabiniere.
Dovrà rispondere del reato di eccesso colposo di legittima difesa Antonino Catalano, il carabiniere che l’8 giugno del 2016 ha ucciso nella tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, il giovane 27enne rifugiato del Mali, Sekine Traorè.
Il processo avrà inizio il 2 maggio 2018 nel tribunale di Palmi. Competente sarà il giudice monocratico, essendo l’accusa relativa ai reati per i quali sono previste pene minori. I legali dell’imputato hanno avanzato la proposta di rito abbreviato condizionato all’esame degli altri tre carabinieri presenti. L’avvocato di parte civile si è opposto: «Sarebbe stata una prova tutta sbilanciata in favore dell’imputato dal momento che i carabinieri affermavano che la situazione era fuori controllo, contrariamente a quanto dichiarano i due poliziotti intervenuti che invece affermano che era sotto controllo al momento dello sparo». La proposta della difesa del carabiniere è stata rigettata dal giudice. Ammessa invece la costituzione di parte civile dell’Associazione Contro gli Abusi in Divisa che in dibattimento sarà rappresentata dall’avvocato Santino Piccoli.
Poco chiare sono apparse sin dal principio le circostanze che hanno portato all’uccisione del giovane migrante, raggiunto da un proiettile all’addome esploso dalla pistola del militare. Di sicuro all’interno della tenda adibita a bar improvvisato, si verificò una colluttazione per cause che adesso spetta all’autorità giudiziaria chiarire. Da una prima ricostruzione dei fatti, in preda a un raptus la vittima avrebbe più volte aggredito il carabiniere con un coltello, prima che il militare estraesse la pistola e facesse fuoco.
Sekine Traorè, che viveva in Francia, era sceso in Italia tre mesi prima per rinnovare il permesso di soggiorno. A San Ferdinando e nei dintorni, centinaia di africani sfruttati nella raccolta di agrumi e ortaggi, da anni vivono in condizioni di sostanziale apartheid. Nelle ore successive all’uccisione del giovane malese, i migranti manifestarono davanti al municipio del paese. Il presidio si protrasse per alcuni giorni all’ingresso della tendopoli, dove gli abitanti respinsero i camion di aiuti umanitari, in segno di indignazione. Un comitato spontaneo ha chiesto in questi mesi giustizia e verità per Sekine.
Claudio Dionesalvi
Il Manifesto 05.01.2018