ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Archivia 20 Settembre 2015

Aldrovandi, archiviata la denuncia del Coisp a Patrizia Moretti

Il Gip di Ferrara archivia la querela del capo dei Coisp contro la mamma di Federico Aldrovandi. Il 25 e 26 settembre iniziative a Ferrara nel decennale dell’omicidio
di Ercole Olmi popoffquotidiano.it

Archiviata la denuncia del Coisp, sindacatino di polizia (nel senso di minoritario), precisamente del suo capo Maccari, contro Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, ucciso a diciotto anni da quattro poliziotti. Maccari si inalberò parecchio, a luglio del 2014, quando la Moretti lo definì uno stalker spiegando che percepiva “come una tortura puntuale, cioè continua” le continue attenzioni che il sindacalista le rivolgeva. Perle di umanità, da parte di Maccari, come quando l’accusava di “trincerarsi dietro il dolore del lutto per infierire sugli altri senza argomentazioni valide”, oppure di “spargere veleno a profusione sul Coisp” solo perché il sindacatino in questione aveva organizzato una manifestazione di solidarietà con i quattro autori dell’omicidio Aldrovandi proprio sotto le finestre del Comune di Ferrara, ossia il luogo di lavoro di Patrizia Moretti. Per il Coisp ogni critica è “sparare a zero senza controllo basandosi su argomentazioni fasulle”. Bene, secondo la giudice Silvia Marini, gip a Ferrara: “le modalità espressive erano proporzionate e funzionali all’opinione, in considerazione degli interessi e dei valori che si ritenevano compromessi”; le “espressioni potenzialmente diffamatorie erano strettamente riferibili al comportamento del soggetto passivo oggetto di critica, potendo inquadrarsi come reazione difensiva del soggetto ingiustamente attaccato” e “non si sono tradotte in mera aggressione verbale del soggetto criticato”. Niente reato, signor Maccari. Fra una settimana, il 25 settembre, migliaia di persone parteciperanno a Ferrara alle commemorazioni per il decimo anniversario dell’omicidio. Migliaia di persone saranno ancora vicine a Patrizia, Lino e Stefano, genitori e fratello del ragazzo ucciso senza motivo da quattro agenti condannati in via definitiva e difesi a oltranza da piccole e grandi sigle del sindacalismo di polizia.