In alcuni paesi del mondo, Canada, Belgio, Svizzera, il 15 marzo è, da ventuno anni la giornata internazionale contro la brutalità e gli abusi di polizia. Un’occasione di mobilitazione e sensibilizzazione della società sulla repressione, i suoi metodi e la funzione che ha nella disciplina dei corpi di donne, uomini e dei movimenti sociali nella crisi del liberismo, sul fronte interno della guerra globale. Il 18 marzo anche la Francia scenderà in piazza contro gli effetti perversi dell’Etat d’urgence, lo stato d’eccezione, con settori di società civile indignati dopo lo stupro di un ragazzo delle banlieue da parte di un branco di agenti. Un gesto, l’ennesimo, di una lunga tradizione di violenze, immortalato dalle telecamere, che ha scosso ulteriormente un paese segnato dall’innalzamento della tensione fra polizie e settori popolari dopo le norme liberticide imposte dall’equivalente francese del Pd, il partito socialista di Hollande.
Ufficialmente, le misure da stato d’eccezione vengono spacciate come misure di prevenzione del terrorismo, nei fatti ogni legislazione d’emergenza è destinata a ritorcersi contro stili di vita e movimenti antagonisti, contro i settori più poveri della società, contro ogni intralcio alla libera circolazione delle merci.
Il panorama mondiale è quello di un’emergenza permanente e la violenza della polizia è uno degli attori principali sulla scena. Dagli Stati Uniti dove non si arresta la mattanza di proletari neri da parte di poliziotti bianchi alla Spagna della ley Mordaza, dalla Francia dell’etat d’urgence fino alla Turchia di Erdogan con la sua guerra sporca contro il popolo curdo e all’Egitto di al Sisi o la Russia di Putin. E, naturalmente, l’Italia di Gentiloni e Minniti, dove il pacchetto migranti si somma alla ripresa della repressione politica in grande stile, come accaduto a Napoli sabato scorso, e all’insipienza dei governi che si succedono nell’ostinazione a non produrre una vera legge sulla tortura.
I lobbisti delle polizie, sindacatini e sindacatoni che applaudono ogni abuso e i rispettivi autori come eroi, personalità spregiudicate e di discutibile reputazione come Salvini e Giovanardi, vedono come fumo negli occhi ogni tentativo di regolamentare l’agire del personale in ordine pubblico e nelle strade e ogni tentativo di formazione dei corpi di polizia e militari in linea col dettato costituzionale e con i principi universali dei diritti dell’uomo.
Razzismo, percosse, tortura sono tratti permanenti del paesaggio metropolitano ad ogni latitudine: la violenza di polizia e la militarizzazione dei territori sono elementi di sistema funzionali all’ordine neoliberista che ha bisogno della creazione di un nemico interno per trasformare ogni fermento in problema di ordine pubblico, per depistare un’opinione pubblica disorientata dalla crisi e dirottarla su un ordine del discorso sicuritario e patriottico.
Perché lo stato d’emergenza è semplicemente lo stato capitalista, quello che nega i diritti a tutti meno alle merci.
Oggi è la giornata internazionale contro gli abusi di Polizia. E’ la giornata che dà senso alla nostra esistenza e spiega contro cosa ci troviamo a combattere ogni giorno.
Sostenendo le manifestazioni di oggi a Bruxelles, Montrèal, Parigi e Berlino, denunciamo pubblicamente le brutalità a cui la polizia di tutto il mondo sottopone i cittadini che dovrebbe proteggere e tutelare, siano essi innocenti o colpevoli di qualche reato.
Come Acad, ci uniamo a questa protesta con la speranza che presto anche qui in Italia si possa organizzare una grande manifestazione in questo 15 Marzo di lotta internazionale, e con la certezza che grazie alla lotta quotidiana e collettiva tutti questi abusi cesseranno di essere commessi.
Perchè non accada mai più.
ACAD