Lunedì 17 luglio Padova è stata, purtroppo, teatro di una squallida parata nazista contro lo Ius Soli, organizzata da Forza Nuova con la partecipazione del Veneto Fronte Skinhead. Gli antifascisti cittadini hanno risposto con una presenza massiccia, dimostrando come un gran numero di persone, in una torrida giornata di luglio, fosse pronto a cacciare i quattro ratti nascosti dietro decine di poliziotti.
Il corteo parte da Piazza Insurrezione, raggiunge il Liston e poi si dirige verso le piazze. Proprio in Piazza dei Signori il corteo si ritrova improvvisamente non scortato dalla Polizia e svolta a sinistra. In questo frangente lo schieramento di celere che guidava il corteo si prepara ad una carica, con scene di cui purtroppo non si hanno registrazioni ma che vengono denunciate da decine di partecipanti: dalla volontà di alcuni funzionari di caricare alle spalle i/le compagn*, alla DIGOS in motorino che si lancia in mezzo alla gente che corre, rischiando di investire alcun* manifestanti. Tutto questo con il chiaro intento di spezzare il corteo e di isolarne la testa.
La situazione si scalda ulteriormente nell’altro angolo della piazza, dove un plotone passa in mezzo ai tavolini dei locali e si appresta alla carica. Diventa così evidente come la Questura di Padova non abbia il controllo di ciò che succede nella piazza, permettendo ai singoli plotoni di energumeni in divisa di agire liberamente.
In entrambe le occasioni il corteo viene tutelato da cordoni di compagn* che si pongono in difesa della manifestazione. Dopo il secondo attacco il corteo si ricompatta in Piazza delle Erbe, seguito da uno schieramento di celerini che battono i manganelli sugli scudi.
La polizia riesce a blindare la piazza, ma l’obiettivo di tutt* i/le manifestnat* è chiaro: evitare che Piazza Antenore, luogo simbolo dei movimenti sociali padovani, venga invasa dall’estrema destra.
In questo momento la polizia carica violentemente il corteo.
In uno stato democratico non può succedere che la questura decida di far partire una carica con rincorsa tra i 15 e i 20 metri. La celere si scatena con una furia ingiustificata e la carica si conclude con diversi feriti, teste aperte, contusioni e tre arresti.
Uno di questi arresti non viene convalidato, rilasciando il compagno nella notte; gli altri due vengono processati per direttissima il mattino seguente. La ragazza arrestata viene presa con delle modalità inaccettabili: caricata insieme ad un’altra ragazza da otto celerini che abusano del loro potere e dello squilibrio di forze e le colpiscono violentemente. E’ inoltre da denunciare il silenzio che le viene costruito attorno: con la testa aperta e le gambe ferite nella caduta viene trasportata in questura e chiusa in una cella senza poter fare una chiamata o parlare con un avvocato. Solo più tardi viene portata in Pronto Soccorso.
L’esito del processo dimostra come non ci siano prove contro di loro, in quanto vengono accusati solamente per la loro presenza in piazza e, ovviamente, di resistenza a pubblico ufficiale.
Proprio a partire da questa breve analisi non possiamo non prendere posizione:
– la Questura avrebbe dovuto vietare ogni tipo di assembramento fascista, non permettere loro di sfilare indisturbati
– La Questura dovrebbe rivedere l’utilizzo così massiccio del Reparto Mobile, in quanto ha dimostrato di non averne il controllo e di mettere a rischio l’incolumità dei cittadini
– Avvenimenti come questo dimostrano, per l’ennesima volta, come sia necessaria l’introduzione del numero identificativo sulle divise della celere, per poter punire i responsabili di soprusi come quello subito dalle due compagne.
FuoriNorma
ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
[Giornalisti cacciati dalla polizia]