ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Comunicato sulla Sentenza per la morte di Riccardo Magherini

E’ stato riconosciuto un omicidio, questo è il punto di partenza dopo il processo di primo grado.
Tra lacrime liberatorie e di rabbia, dopo oltre un anno e mezzo di udienze, dopo menzogne e inganni, dopo insabbiamenti e dimenticanze, dopo il fango gettato su Riccardo e la sua famiglia, dopo intimidazioni e coperture: lo Stato italiano riconosce, con una leggerezza imbarazzante data da pene ridicole, che Riccardo Magherini non è morto da solo.
Le condanne sono risibili: 7 mesi e 8 mesi con sospensione della pena che garantirà loro neanche un giorno di galera, 7-8 mesi che allo Stato italiano evidentemente bastano per riconoscere un omicidio quando a commetterlo sono le forze dell’ordine.
Dopo poco più di mezz’ora di camera di consiglio la giudice Bilosi pronuncia la sentenza per la morte di Riccardo:
dichiara COLPEVOLI Della Porta, Castellano e Corni, in quanto responsabili del reato di omicidio colposo, in cooperazione colposa, “per aver concorso a determinare la morte di Riccardo Magherini avvenuta il 3 marzo 2014 per arresto cardiorespiratorio per intossicazione acuta da cocaina associata ad un meccanismo asfittico”.
E CONDANNA, CON IL BENEFICIO DI SOSPENSIONE CONDIZIONALE DELLA PENA, Della Porta e Castellano a 7 mesi di reclusione, Corni a 8 mesi.
Lo stesso Corni è stato assolto dall’ accusa di percosse per difetto di querela (in quanto nell’assurdità del nostro codice penale, solamente Riccardo avrebbe potuto denunciare le percosse, non parti terze come in questo caso i familiari e ACAD).
Ascenzi addirittura assolto per non aver commesso il fatto.
Fortunatamente assolte le due volontarie della CRI, Matta e Mitrea.
Condanna inoltre Della Porta, Castellano e Corni al pagamento delle spese processuali (che in teoria dovrebbero pagare loro, ma generalmente interviene il Ministero attingendo dalle nostre tasse, come nel caso Aldrovandi ad esempio), al risarcimento del danno in favore delle parti civili da definirsi in sede Civile, e al pagamento del 30% delle spese di giudizio mentre il restante 70% verrà compensato tra le parti.
E’ giustizia quando la vita di un uomo per le istituzioni vale così poco?
C’è amarezza e rabbia per l’ennesima dimostrazione che la giustizia di questo paese sia direttamente proporzionale alla sua vera identità, all’identità di uno Stato ingiusto, che anche in queste sedi fa emergere tutte le proprie contraddizioni.
Ma c’è una condanna, e non era scontato, c’è una condanna che più che simbolica ci sembra un tentativo strumentale per salvare l’attendibilità di un sistema giudiziario che generalmente tende alla totale assoluzione delle divise coinvolte, c’è una condanna emblematica più che reale, strumentale a salvare la credibilità dello Stato stesso, ma c’è una condanna che, anche se ridicola, riconosce tre dei quattro responsabili della morte di Riky come assassini.
Una sentenza comunque simbolicamente importante, dopo le tante troppe volte in cui ci siamo trovati di fronte a totali assoluzioni.
Resta la voglia di continuare al fianco della famiglia Magherini questa lotta fuori e dentro i tribunali, una lotta che, oltre al far emergere la verità sulle colpevolezze individuali delle divise coinvolte, significa per noi denunciare le responsabilità del sistema che genera e garantisce tutto questo.
-La vera condanna è stata data a tutti quelli che volevano bene a Riccardo con “un ergastolo” nel non poterlo rivedere più.-
La Verità la sappiamo, rimane scritta nel vuoto che ha lasciato Riky, nel dolore dei familiari, nell’impegno di chi non ha mai smesso di lottare in questi due anni lunghissimi.
Per noi, la vita di Riccardo, valeva molto di più.

ACAD-Onlus

Venezia – Processo De Michiel

L’udienza di oggi che vede imputati 5 poliziotti per il pestaggio ai danni dei fratelli De Michiel è iniziata poco dopo le 16.00 ed è durata circa un’ora.
Come anticipato, non hanno potuto sentire tutti i testimoni previsti.
C’è stato il tempo di ascoltarne solo uno, il commissario di polizia giudiziaria.
La testimonianza è stata densa di lacune, impossibile ricostruire i fatti di quella notte dalle sue parole.
In seguito a questo, il giudice ha accennato di voler risentire il teste proprio perché la deposizione non è stata esaustiva.
La prossima udienza è fissata per il 20 luglio e prevede 8 testimoni tra cui il personale sanitario e il medico legale.

[FIRENZE] Processo Magherini

Terminata da poco l’ udienza.
Rimandata la sentenza prevista per oggi al 13 Luglio. All’udienza di oggi le arringhe della difesa dell’avv. Maresca e avv. Ragusa.
Maresca apre la difesa affermando che Riccardo Magherini,avendo assunto droga e alcool, volontariamente fosse diventanto un soggetto pericoloso, e che quindi l’intervento dei carabinieri fosse stato legittimo al fine di evitare ulteriori reati del soggetto (n.b. Magherini viene denunciato per furto di cellulare). La difesa continua l’arringa smontando le connessioni fra questo processo ed i processi Aldrovandi e Rassman (portati in sede dibattimentale come fattispecie di sentenza e in generale per contestualizzare ciò che già è successo altre volte): per la difesa non si può fare un parallelismo fra i casi perché in questo non vi é stato un uso della violenza, ma solo una contenzione sul corpo.
L’errore, che ha portato alla morte di Riccardo, sempre a detta della difesa, é stato dei volontari e operatori della croce rossa, dalla valutazione errata dell’operatore della CRI che, visto il codice giallo, doveva mandare un medico a bordo, ai ritardi dell’ambulanza.
La difesa ha chiesto totale assoluzione per i quattro carabinieri imputati.
Oggi sono state dette tante cose in quell’aula, si é parlato di processo politico contro l’Arma, sono stati citati testimoni che raccontano dei carabinieri che si avvicinano a mani aperte, che si rivolgono a Riccardo dandogli del lei, che si preoccupano del suo stato, che contengono una persona altrimenti pericolosa.
Oggi NON è stato detto che Riccardo moriva RANTOLANDO, soffocato e picchiato, che diceva AHIA, AIUTATEMI HO UN FIGLIO, che non si trovavano le chiavi delle manette, che ai volontari è stato impedito di soccorrerlo per potergli fare un degno massaggio cardiaco.
OGGI NON ESISTEVANO NÉ CALCI NÉ URLA.
Riccardo viene ricordato come pericoloso,il “furto” di un cellulare ed una vetrina rotta valgono più di un corpo a terra, pena di morte legalizzata per i tutori dello Stato.
MERCOLEDÌ 13 LUGLIO CI SARÀ LA CONTRO REPLICA DEL PM E LA SENTENZA.
Basta impunità ! Basta abusi in divisa!

Tutti assolti! Comunicato di ACAD sulla Sentenza Ferrulli

Ieri, ancora una volta, dentro un’aula di tribunale, siamo stati testimoni dell’ennesima assoluzione a favore delle “forze dell’ordine”.
Tutti assolti i 4 poliziotti che dopo i fatti del 30 giugno 2011 erano imputati per l’ omicidio preterintenzionale di Michele Ferrulli.
La corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado del luglio 2015: assolti.
Rimangono le grida di Michele che chiedeva aiuto, mentre i 4 agenti sferravano pugni e manganellate sul suo corpo ormai a terra, a soffocare sull’asfalto.
Rimangono le vergogne di un iter processuale che ha fatto trasformare i manganelli in guanti pur di garantire un meccanismo perfetto che ha portato alla totale impunibilità degli agenti coinvolti.
Rimangono la rabbia e il dolore dei familiari che andranno avanti fino alla cassazione.
Noi, con loro, facciamo appello a tutti e tutte, affinché venga diffusa il più possibile la notizia di questa infame sentenza, perché la richiesta di verità e giustizia sia sempre più unanime e perché non accada mai più.
Ancora una volta siamo di fronte a l’evidenza terrificante di uno Stato che assolve se stesso.
Ancora una volta tanta rabbia.
Mentre chi ci governa insiste a non approvare leggi adeguate sulla tortura e numeri identificativi, nelle aule si continuano a servire vergognose sentenze che completano un quadro preoccupante fatto di impunità e attacchi verso familiari e vittime.
Poco prima di questa sentenza, sempre a Milano, sono stati assolti per insufficienza di prove i carabinieri accusati di aver pestato violentemente Luciano Isidro Diaz nella caserma di Voghera il 5 aprile del 2009: anche loro assolti, come se nessuno avesse provocato a Luciano la perforazione dei timpani di entrambi gli orecchi, il distacco della retina con la conseguente perdita della funzione visiva di un occhio e la compromissione grave per l’altro.
Non è stato nessuno.
Come se Michele non fosse morto.
Come se Luciano non fosse invalido a vita.
VERITA’ E GIUSTIZIA PER MICHELE FERRULLI E PER TUTTI GLI ALTRI.
Acad-Onlus

Firenze, udienza processo Magherini

E’ finita da poco l’udienza di oggi che era partita (malissimo) con la requisitoria del PM: il Pubblico Ministero ha sconcertato i presenti chiedendo una condanna irrisoria di 9 simbolici mesi, e più che “pubblica accusa” ha dato l’impressione di essere “pubblica difesa”, difendendo l’operato dei 4 CC imputati e riconoscendo loro tutte le attenuanti.
Incredibilmente la stessa pena è stata richiesta per la volontaria della CRI, Claudia Matta, che cercava di aiutare Riccardo quella notte, ricevendo l’ostacolo degli stessi CC che di fatto hanno anche impedito i soccorsi.
Un mese in più per il carabiniere Corni accusato anche di percosse.
Vergognoso e sconcertante. 9 mesi, gli stessi che si vedono in condanne per furti di poche decine di euro.
Questo valeva la vita di Riccardo per il PM Bocciolini?
La verità è emersa chiaramente dalle arringhe dei tre avvocati di parte civile Anselmo, Pisa e Alfano, che hanno perfettamente ricostruito ancora una volta la storia di quella notte e non solo, facendo emergere, da fatti oggettivi e incontestabili, tutti gli elementi inquietanti del fermo violento che ha portato alla morte di Ricky, delle indagini e della sede processuale. In particolare l’avvocato Anselmo ha da subito sottolineato come “Il pubblico ministero si è affrettato a dire che -non è stato un massacro- ma di fatto lo è stato perché ha prodotto la morte violenta di Riccardo Magherini.”
E come nella sua lunga esperienza in processi per vittime da FFOO il vero processo mediatico e politico inizialmente sia stato effettuato proprio ai danni della stessa vittima e come abbia riscontrato sempre “una solidarietà spontanea con gli autori in divisa di questi fatti con continue giustificazioni e azioni sostenute da tutte le parti per ripulire le coscienze di chi aveva commesso i fatti quella notte; ed ecco che ” la vittima diventa violenta e pericolosissima” la vittima diventa il colpevole che se l’ è cercata. “Anche dopo morto continuavano a contenere a terra il corpo -prosegue Anselmo-, come se potesse resuscitare e mostrarsi violento per poter motivare quello che avevano fatto. Una scena surreale l’immobilizzazione di un CADAVERE A TERRA PUR DI GIUSTIFICARE IL LORO OPERATO”, fuori da ogni logica continuavano a contenere quel corpo che doveva apparire a tutti i costi un violento che meritava quel tipo di intervento, “questo è accaduto, nonostante le smentite di tutti i testimoni che hanno negato il comportamento violento di Riccardo”.
Poi ancora parla di “Omertà e connivenza per coprire le FFOO” da parte del medico della croce rossa facendo ascoltare prove audio. E ancora della gravità delle azioni commesse nelle ore immediatamente successive ai fatti da parte delle stesse FFOO coinvolte che di fatto si sono attivate immediatamente per concludere le indagini, escludendo i test fondamentali che avevano visto il momento della morte, e chiamando a testimoniare, anche contro la loro stessa volontà, solo i presenti che potevano provare a dimostrare quanto “violento e cattivo fosse Riccardo nei momenti precedenti al fermo”.
“Tutte le direttive Europee, -prosegue l’Avv. Anselmo- e anche la Corte Europea per i diritti dell’ uomo, ci chiedono garanzie di trasparenza sottolineando che le FFOO coinvolte non possono essere partecipi delle indagini, ma sistematicamente tutte queste richieste vengono ignorate e disattese, TUTTE.”
“Ed ecco che si è attivata da subito tutta la macchina delle indagini condotta dagli stessi CC coinvolti. Comprese le dichiarazioni false del decesso durante il trasporto in ambulanza”.
Dalla ricostruzione fatta durante altre udienze dai tanti tester ascoltati, emerge chiaramente che Riccardo sia morto per strada, ma comunque il corpo viene portato via in ambulanza, come se dopo quaranta minuti in arresto respiratorio e quattro fiale di adrenalina ci fosse un altro modo di rianimarlo. Motivo? Riccardo non poteva morire per strada, sarebbe dovuto intervenire da subito un magistrato e scattare nell’ immediato le indagini contro l’operato dell’Arma. Meglio farlo morire in ospedale, e denunciarlo per rapina. Alle 3 infatti nella caserma si attivano tutti, nucleo scientifico e nucleo operativo, tutti a documentare i danni della RAPINA del telefono che Ricky aveva preso per chiedere aiuto. “NON il sangue di Riccardo sull’asfalto, quello viene ignorato”. Alle 3e30 gli stessi carabinieri coinvolti avevano già risolto il caso. Una macchina perfetta che alle 3e30 di quella stessa notte aveva già tracciato l’andamento di questo processo, dando a Riccardo la colpa della sua morte. Ma la macchina perfetta ancora non si ferma, -prosegue Anselmo- “si tratta di indagini a senso unico, come le prime 100 pagine della sentenza Aldrovandi, in cui in tutta la caserma di Ferrara nessuno metteva in discussione l’operato dei colleghi. Tutta un’intera arma per perquisire casa e macchina di Riccardo, PER DENUNCIARLO DA MORTO, PER CONCLUDERE LE INDAGINI FATTE DALLA STESSA ARMA COINVOLTA”. Quella notte sono state prodotte solo denunce CONTRO RICCARDO MAGHERINI, è impossibile dimenticare come i tasti dei CC che verbalizzavano si interrompevano quando una delle testimoni voleva mettere a verbale la violenza subita da Riccardo con ripetuti calci. Era già chiaro allora cosa è chiaro oggi. Con la messa in moto di un meccanismo automatico ripetitivo e perfetto, già rodato altre volte, è stata riscritta la storia di quella notte, ma non basta per coprire l’imbarazzo di medici e carabinieri tesi a difendere se stessi, non può bastare.
L’avvocato Alfano inoltre ha concluso la sua arringa chiedendo al giudice Bilosi di riflettere sulle richieste del PM e prendere in considerazione una pena maggiore a quella irrisoria richiesta dal P.M. di soli 9 mesi per i quattro carabinieri accusati di omicidio colposo.

BASTA IMPUNITA’!
VERITA’ PER RICCARDO E PER TUTTI GLI ALTRI!
Da Firenze, Acad-Onlus.

Condannato il carabiniere che uccise Bifolco

Quattro anni e quattro mesi al carabiniere che uccise Davide Bifolco, diciassette anni, incensurato, disarmato, ucciso in un inseguimento ancora da chiarire
di Checchino Antonini

Condannato a 4 anni e 4 mesi Giovanni Macchiarolo, il carabiniere che, nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2014, uccise il 17enne Davide Bifolco al termine di un inseguimento nel Rione Traiano a Napoli. La sentenza è stata emessa al termine del processo con rito abbreviato, ed è stata accolta dalle proteste dei familiari del giovane e di un gruppo di manifestanti all’esterno del Palazzo di Giustizia di Napoli. «Assassini» e «Davide vive con noi» sono i cori rivolti alle forze dell’ordine disposte davanti all’entrata per impedire l’accesso.
«Per quello che era il compendio investigativo, sul quale mi sono espresso in maniera estremamente critica, è andata molto bene». Così Fabio Anselmo, legale della famiglia di Davide Bifolco e anche di altre famiglie vittime di malapolizia (da Aldrovandi a Cucchi, da Budroni a Magherini ecc…). È una pena «più grave ancora di quella chiesta dallo stesso pm, vicina al massimo in regime di rito abbreviato – aggiunge Anselmo – somiglia molto a una pena più per delitto volontario che colposo». Per Anselmo però, per quanto riguarda le indagini, «si poteva e si doveva fare di più. Migliori indagini avrebbero fugato ogni dubbio. Leggendo gli atti di indagine ho provato tanto imbarazzo. Sono innamorato della giustizia, della divisa, dei Carabinieri, dei giudici e dei pm, ma quando vedi atti di questo genere provo tanta rabbia e amarezza. I rilievi di quella notte non danno conto di nulla».
Luci e ombre, dunque, al termine del primo capitolo di questa vicenda giudiziaria. La battaglia per verità e giustizia di un pezzo della città è certamente all’origine di questo processo mentre i giornali compiacenti erano alle prese con la costruzione della criminalizzazione della vittima tipica di ogni caso di malapolizia. Da quel giorno di settembre Napoli è spaccata tra chi chiede che cessi la violenza dello Stato e chi costruisce una cortina di menzogne per coprire un omicidio, per proteggere istituzioni latitanti e incapaci di autoriformarsi. Fa parte, forse suo malgrado, di questa seconda corrente anche chi – solo pochi giorni fa – dalle colonne di un blasonatissimo quotidiano nazionale ha voluto insinuare che i centri sociali che contestavano una messa in scena di Renzi a Bagnoli fossero «più o meno infiltrati dalla camorra». A giudicare dagli articoli di nera e di giudiziaria l’unico soggetto che a Napoli è davvero implicato con le cosche è il Partito della Nazione nelle sue articolazioni di “sinistra” – il Pd – e in quelle di destra più o meno estrema.
L’uccisione di Davide Bifolco ha scatenato, invece, le urla di dolore dei rioni popolari da sempre incastrati nella morsa convergente della criminalità organizzata e del braccio violento di una legge a senso unico. Anche stavolta è stato importante il ruolo di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa, nel sostegno concreto alla famiglia Bifolco e nella campagna di controinformazione.

Da popoffquotidiano.it